Quando spiego che io scrivo le istruzioni del modello prima di iniziare a lavorarlo ottengo reazioni stupite. Come sarebbe a dire “prima scrivi le istruzioni”? Ecco, io parto dalle istruzioni.

Per la precisione parto dai campioni. A volte me ne basta uno, a volte ne servono parecchi. Un semplice campione a maglia rasata può darmi il responso sulla tensione a cui lavorare, se intendo usare punti operati ovviamente devo campionare i punti, un campione che contiene molti punti diversi (come quello che eseguiremo dalle Lanivendole) mi permette di scegliere la lavorazione migliore, altri mi dicono come gestire il punto nel lavoro e come modificarlo per adattarlo al filo. Inoltre, spesso mi è utile campionare alcune sagomature per stabilire esattamente come eseguirle. Posso provare con questi campioni che tipo di aumento o diminuzione seguire, come distanziarle ecc.

Altri elementi vengono provati disegnando i grafici. Il grafico è in particolare indispensabile quando sono presenti punti traforati o a trecce. Non solo il grafico mi permette di stabilire e visualizzare i punti necessari, ma mi è anche prezioso per capire come il motivo si può muovere nello spazio e sulla superficie del capo o dell’accessorio.
Lavorare il capo in testa

Una volta stabiliti questi elementi, posso passare alla fase successiva, i conteggi. Questo per me è il cuore di un modello, la sua spina dorsale. A questo punto ho in mente la forma che voglio dare al capo, le sue caratteristiche (legate al filato ma anche al tipo di lavorazione), in questa fase i conteggi mi guidano nell’eseguire la lavorazione passo passo tenendo conto delle variabili. Per esempio, se devo usare un motivo con una base su 10 maglie so che una serie di passaggi dovranno avere sempre multipli di 10 maglie taglia per taglia.
È qui che lavoro il capo, senza nemmeno toccare i ferri. Me lo lavoro in testa, mentalmente, passo passo e in tutte le taglie e varianti. È più veloce che farlo con i ferri perché non devo realmente lavorare tutte le maglie, devo solo proiettarmi, come in uno schermo mentale, le lavorazioni e capire come eseguirle. Mano a mano trascrivo le istruzioni in videoscrittura, direttamente in inglese per averle già pronte (mi è infatti più facile tradurre dall’inglese all’italiano che viceversa).

La fase finale è l’esecuzione del prototipo. Soprattutto nei capi complessi, il prototipo è l’ultimo passaggio, non il primo. Mi serve non per capire come seguirò il lavoro, quello lo so già, bensi per verificare la scrittura delle istruzioni. È un processo controintuitivo per molti ma per me naturale, lo stesso processo di progettazione che sostà alla creazione di un edificio o un mobile. Il capo viene lavorato non in base all’inventiva ma in base a una severa fase di pianificazione. In fondo, io ho sempre creduto più alla traspirazione che all’ispirazione.
Questo è il mio processo mentale. Mi piacerebbe che anche altre e altri designer raccontassero il proprio. Per prima, quindi invito a partecipare Veruska, aka Happy Sloth.
I programmi e gli strumenti
Quando creo un modello uso diversi strumenti. Ovviamente, mi fanno da guida molti dei libri che cito nella bibliografia di questo sito, ovviamente non tutti per ogni lavoro, ma molti sì. Fondamentali anche le tabelle delle taglie del Craft Yarn Council. Tutti i calcoli vengono fatti con fogli di calcolo digitali, come per esempio quelli del sistema LibreOffice, una suite Office gratuita legata a Mozilla. Per i grafici uso invece Envisio Knit.
[…] il post della collega Alice Twain (designer, insegnante e autrice di manuali di maglia), per rispondere alla […]