Due delle domande più enigmatiche che mi fanno ai corsi sono “Tu il vivagno come lo fai?” e “Tu che avvio fai, il tubolare o quello normale?”.

Sono enigmatiche perché presuppongono una risposta netta che tiene conto solo di un numero limitato di opzioni e perché presuppone che chi lavora a maglia si debba affiliare a un metodo a restargli fedele. Non è così, nel lavoro a maglia è necessario scegliere quale avvio (e quale vivagno) usare a seconda della tipologia di lavoro e di punto che ci si appresta a eseguire.
Sabato 28 sarò a parlare di avvii da Le vie della Lana a Chiari (in provincia di Brescia, a due passi dalla stazione; costa 25 euro e sono ancora disponibili alcuni posti) per per il lavoro a maglia. In prospettiva del corso ho preparato una dispensa nuova, in cui ho inserito unicamente gli avvii che io pratico più spesso, e ho fatto mente locale su quanti sono quelli che ho usato in vari lavori e sul perché li ho usati (hint: il tubolare mai) e mi sono sovvenute le volte in cui ho disfatto l’inizio di un lavoro proprio perché l’avvio non era adeguato: non che non fosse ben eseguito, ma era inadatto al tipo di lavoro che stavo per fare.
Non solo: per avviare bene occorre capire perché certi avvii possono riuscire troppo stretti o possono avere parti irregolari e come ovviare a questi problemi. Oltre a scegliere bene il tipo di avvio da praticare, a essere consapevoli delle opzioni a disposizione per l’avvio, è utile conoscere i trucchi per avviare meglio, per evitare che l’avvio corretto per quel lavoro non funzioni. “Io non faccio l’avvio normale perché è stretto” non è un’argomentazione. L’avvio a due capi, se eseguito correttamente non lo è, ma bisogna sapere come eseguirlo correttamente. Ecco, è di questo che parleremo.