Combustibili fossili e filati

Quindi anche la Cop28 ha deciso che forse uso e abuso di combustibili fossili è un problema. Cosa c’entra il lavoro a maja?

Siamo in un’epoca in cui l’industria tessile è drogata di fibre sintetiche. È sempre più difficile trovare in commercio indumenti che non contengano almeno un po’ di acrilico, poliestere, o nylon, mentre ogni volta che l’industria annuncia un filato innovativo, questo è quasi sempre sintetico. Una cosa di cui, tuttavia, in pochissimi ci rendiamo conto è che quando parliamo di sintetico parliamo di derivati dal petrolio.

Questo comporta una serie di problemi diretti e indiretti. Le fibre sintetiche non sono biodegradabili: un capo sintetico abbandonato nell’ambiente rimane pressoché intanto per decine e non centinaia d’anni (laddove la lana degrada in un anno o due). E, ovviamente, l’attività estrettiva devasta gli ecosistemi marini; certo, l’attività estrattiva non è fatta primariamente per la produzione di fibre tessili. Le fibre sintetiche sono comunque prodotti della chimica pesante. Questo alla faccia dei fan, di coloro che usano solo acrilico “perché è più morbido”, perché costa meno, perché non è una fibra animale, perché lo ritengono meno allergenico. (Non farò una disamina di questi punti in questa sede.)

Quando pensiamo a un mondo senza combustibili fossili, dobbiamo essere consapevoli che questo porta con sé una serie di conseguenze. Se guardo al mio microcosmo significa niente più acrilico, pliestere, e nylon. Sulle fibre sintetiche si regge il mondo del fast fashion: niente acrilico —> niente Shein e Zara. Ma anche niente gomitoli a due euro. Significa un cambio totale nel modo in cui ci rapportiamo con gli indumenti: come li scegliamo, come li curiamo, come e per quanto li indossiamo. La fase del consumo rapido degli indumenti finirà e torneremo, volenti o nolenti, a indossare i capi per un decennio o più, e a cercare capi che durino, perché il prezzo dell’abbigliamento salirà. (E dirò per fortuna.)

Un similare cambio del paradigma del consumo avverrà giocoforza in tutti i campi. Il rapido consumo degli oggetti, l’intero sistema dell’obsolescenza programmata, verrà giocoforza a crollare. Al di là del tessile, le materie plastiche permeano tutti i campi. Se mi guardo attorno non c’è cosa nella mia casa che non contenga almeno qualche elemento sintetico, che sia il mio telefono, che sia la verniciatura dei mobili.

Ora, sto sicuramente nettendo molti buoi davanti all’unico carro delle dichiarazioni conclusive dell’ultimo summit COP28. Non è detto che arriveremo al superamento dei combustibili fossili, non è detto che questo superamento avverrà in un tempo breve (o sufficientemente breve), non è detto che sarà completo. Ma questo non significa che non possiamo (e non sia giusto farlo) ridurre l’uso delle fibre di sintesi nella nostra vita quotidiana.

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