Non so nemmeno se Hazel Ying Lee sapesse lavorare a maglia, ma io scommetto di sì.

Hazel Ying Lee è stata un’aviatrice sino-americana, nata a Portland nel 1912 da una famiglia benestante ha imparato a guidare l’auto da adolescente e l’aereo non molti anni dopo. A seguito dell’invasione della Cina orientale da parte del Giappone nel 1933, Lee si è trasferita a Canton nel tentativo di unirsi all’aviazione cinese, ma dopo esserne stata rifiutata è finita a pilotare per una linea commerciale cinese. Dopo Pearl Harbor si è unita al Women Airforce Service Pilots, l’aviazione “militare” femminile americana (contrariamente a quanto accadeva alle ausiliarie degli altri corpi, a queste pilote era in realtà negato lo status militare ed erano considerate dipendenti civili della USAF). Tra le primissime donne a pilotare caccia da guerra, ancorché non in zona di operazioni belliche, Hazel Ying Lee morì nel 1944 a seguito di una collisione in atterraggio. Negli stessi giorni moriva un suo fratello, Victor, pilota di carri armati. La famiglia acquistò per i due fratelli uno spazio nel cimitero di Portland, ma fu solo grazie all’intervento del Pentagono che poté seppellirli lì in quanto il cimitero non accettava “sepolture di non bianchi”. Mentre il fratello Victor ebbe un funerale militare, solo nel 1979 la USAF infine riconobbe lo status militare alle pilote del WASP, e quindi anche ad Hazel.

Le commilitone ricordavano Hazel Ying Lee come una donna coraggiosa, calma, billante, con un forte senso dell’umorismo (usava il rossetto per dipingere caratteri cinesi sulla coda del suo aereo e di quello delle altre caratteri che spesso erano battute incomprensibili alle più). Ovunque arrivasse riusciva a scovare un ristorante cinese dove trascinava le altre pilote e dove talvolta entrava in cucina e cucinava lei stessa (era un’ottima cuoca). La commilitona Sylvia Dahmes Clayton ha commentato:
Hazel mi ha dato l’opportunità di imparare molto su una diversa cultura in un’epoca in cui non avevo nessuna esperienza di culture diverse. Ha allargato i confini del mio mondo e il modo in cui vedo l’esistenza.
Ho trovato la foto (e la storia) di Hazel sul sito del National Women’s History Museum americano. Mi hanno colpita infinitamente il suo sorriso, l’atteggiamento disinvolto e sicuro con cui fuma appoggiata all’ala del suo aereo, ma anche la sua polo lavorata ai ferri. Mi piace pensare che questa donna dai molti talenti fosse anche brava con la maglia, che per lei lavorare un golfino a trecce potesse essere l’altra faccia del fare un decollo perfetto con un Mustang: un’avventura e un impegno intellettuale e fisico, non un modo per rinchiudersi un in mondo femminile di tradizione e sottomissione. Costanza Miriano continui pure a far imparare alle sue figlie il ricamo mescolandolo alla preghiera nel nome di una delirante sottomissione femminile, continui pure a sminuire le tecniche manuali riducendole a un modo come ubn altro di rinchiudere il genio femminile tra le anguste mura di una religione (la sua opinione sulla religione, ovviamente) che non si è mai smossa dalle camicie da notte con il taglio sul davanti e dall’obbligo di obbedienza della moglie nei confronti del marito. Noi preferiamo continuare a volare sulle ali del Mustang di Hazel Ying Lee.