
Ho attraversato un periodo di intensa maglificazione, nel senso che ho fatto tre maglioni. Cioè, ok: un maglione, un cardigan e una specie di bolerino, come direbbe mia nonna (a me sa più di copribocce, ma babbe’). Comunque, dei maglioni parlerò in più dettaglio prossimamente.
Fatto sta che, esaurita questa spinta maglionificatrice sono tornata ai miei accessori e ho avviato in parallelo uno scialle con una strepitosa lana e seta di WoolLisa, che però sulle punte in ottone nichelato dei KnitPro scivola troppo e penso che presto la passerò sugli Hiya Hiya (o magari ne aprofitterò per provare delle punte in bambù di KnitPro, o forse mi limiterò a mettere le punte in acrilico), e questa sciarpa interamente lavorata in sbieco a ferri accorciati con una matassa di pura lana sottilissima che mi ha donato Elbert Espeleta. Elbert ha centrato una conbinazione di colori che mette insieme molte delle mie tinte preferite e lo fai in modo armonico, ma soprattutto ha dato a questo variegato colori di lunghezza perfetta per esaltare al massimo la lavorazione a maglia anziché trasformarla nel classico vomito di gatto (o vomito di clown). Mi sento fortunata a vivere e lavorare a maglia in un mondo in cui esistono tintori abili come Elbert, come Lisa Russo e come Aogi Yoshizawa.