Ripensando a Creattiva

Scialle in pizzo a KnitNation 2010 – ©Minniemoll (minniemoll.wordpress.com)

Vivendo, letteralmente, i quattro giorni di Creattiva Bergamo non ho potuto fare a meno di notare alcune differenze tra le fiere italiane e quelle internazionali. Alle fiere internazionali a cui sono stata presente come visitatrice quasi tutte le visitatrici (e i visitatori!) indossavano qualcosa fatto da sé. È un modo non solo per dimostrare la propria abilità ma anche per aumentare l’effetto “Oooh” e “Aaah” della fiera. Alla fin fine si và a una fiera di questo tipo non solo per vedere le merci in vendita ma anche per lo spettacolo offerto dai partecipanti.

Non così alle fiere italiane, in cui quasi nessuno dei visitatori indossava alcunché fatto da sé. A parte qualche collana, un occasionale scialle, un paio di orecchini raramente mi è capitato di vedere capi e oggetti autoprodotti, un po’ come se i visitatori si vergognassero di quanto realizzano. La cosa più significativa che ho colto, in questo senso, è stata una visitatrice munita di borsa di fettuccia (Aaargh!) tra i cui manici era appoggiata una sciarpa di pallocche multicolori (AAARGH!). Perfino tra gli standisti pochissimi indossavano il proprio prodotto.

Mi riesce difficile capire per quale motivo chi pure partecipa a una fiera della manualità, del fare da sé moda e stile, alla fine non indossi quello  che proponi, non dimostri che cosa sai fare. Sicuramente anche l’attitudine opposta può portare a degli eccessi, persone che fanno le ore piccole per finire il capo, l’accessorio “della fiera”, ma davvero non mi capacito della poca voglia di esibire le proprie capacità, il proprio gusto e la propria personalità della maggior parte delle visitatrici di Creattiva e delle altre fiere affini in Italia.

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13 commenti

  1. Ma sai, penso che la cosa vada un po’ spinta.
    In Italia non c’è una cultura del “fatto da sé”, quindi la gente va in un certo senso educata a questo. Trovo in effetti strano che un produttore non mostri i suoi prodotti “in uso” (cosa che gli farebbe buona pubblicità, tra l’altro), però capisco che il visitatore medio vada in fiera pensando solo a quello che troverà là, non a quello che egli stesso porta alla fiera. Quindi bisogna incentivare il visitatore a portarsi qualcosa di suo da mostrare a tutti.

    Ora, se alle fiere del fumetto vengono organizzate sfilate con tanto di premi ai migliori costumi (*), perché non organizzare sfilate di moda all’interno delle fiere creative? Al mattino la gente può andare ad iscriversi all’apposito banco, nel pomeriggio c’è la sfilata ed una giuria può assegnare un premio alla migliore creazione di ogni categoria. Se il primo anno si vedranno solo sciarpe a pallocche e borse di fettuccia, forse alla seconda edizione qualcuno avrà l’orgoglio di dire “io so fare di meglio, vincerò io”… e poi la sfilata è divertente da guardare anche per il visitatore che non fa nulla da sé e viene alla fiera solo per comprare!

    In modo più semplice, si potrebbe creare un piccolo spazio espositivo all’interno della fiera, con qualcuno che fotografi i passanti con le loro creazioni (ovviamente domandando loro il consenso) e poi esponga le foto. Vuoi mettere la soddisfazione di venire fermati da uno che ti dice: “Bella la tua collana! Vorrei esporla in una mostra, posso fare una foto?”… io poi me ne vanterei con le amiche, per poi tornare la volta dopo con una collana più bella… E magari anche le mie amiche sarebbero invidiose e cercherebbero di venire in fiera con qualcosa da farsi fotografare, per non essere da meno!

    (*) Si tratta del fenomeno del “cosplay”, cioè il travestirsi come un personaggio dei fumetti (o di film o videogiochi) ed interpretarne il ruolo. Il che rende le fiere molto caratteristiche: è facile vedere questo o quel personaggio girare tra gli stand… E spesso costumi e accessori sono fatti a mano!

    • In effetti anche alle fiere del fumetto c’è di che andare in giro a occhi sbarrati guardando i cosplayer. A Milano Manualmente di primavera è in corrispondenza di una fiera del fumetto ed è una bellezza camminare erso la fiera e sbirciare i costumi dei cosplayer che escono (poi io entro dalla parte dei fumetti, ovviamente, ignorando bellamente Manualmente, al limite le do’ un occhi mentre lascio la fiera).

      • Non sapevo che fossi una fumettara! Mi ricordo i primi tempi, quando a Milano c’erano solo un paio di fiere l’anno ed i cosplayers erano rari, e si cambiavano nei bagni della fiera perché si vergognavano a girare conciati per la città, mentre ora si vedono gruppi in costume sui treni e in metrò! E anche la qualità dei costumi è mediamente aumentata, vista la concorrenza… Certo, non siamo in Giappone, ma abbiamo fatto qualche progresso…

        Ecco, potrebbe succedere così anche con il fatto-a-mano, no? Certo, non puoi adottare la politica “chi entra in costume non paga il biglietto” per spingere la cosa, però la sfilata mi sembrerebbe sensata, anche se non sempre fattibile per questioni organizzative. O anche un concorso, qualcosa che spinga il “visitatore” a diventare “partecipante” ci vorrebbe! È vero che ci sono fior di corsi e laboratori, ma quelli non danno a chi passa di lì l’impressione che “il bello della fiera siamo noi che ci giriamo dentro”, ma sempre di “servizio offerto da professionisti”. Da questo punto di vista trovo più efficaci i knit corner, dove uno può passare, sedersi una mezz’oretta a sferruzzare e poi riprendere il giro della fiera…

        Anche se nulla è come “Wow che figo! Scusa scusa, posso farti una foto?” “Ma certo!” e si mette in posa… E per arrivare a quello ci metteremo molte edizioni di Creattiva… :D

  2. Ciao! quanto mi sarebbe piaciuto fare un salto in fiera, ma nn ci sono riuscita…
    io amo indossare le cose che faccio a maglia o all’uncinetto…sto un po’ fremendo per avere qualche grado in meno e poter sfoggiare stole, maglioni e cappelli!
    devo dire che purtroppo non conosco persone che come me amano passare pomeriggi e serate a sferruzzare, ma i lavori fatti a mano li riconosco e in giro se ne vedono davvero pochi, ed è un vero peccato…

  3. D’accordo, d’accordissimo, con qualche osservazione (e te pareva)… io ero una di quelle che indossava un’occasionale collana :-D e avevo con me la mantellona autoprodotta in lana di pecora, perché la mattina a Milano faceva freschino… lì invece faceva un caldo boia, mica l’ho tirata fuori dal carrellino!
    Poi, le borse con la fettuccia: a parte che ce l’ho pure io, e mi sono divertita assai a farmela, anzi, così ho imparato le basi dell’uncinetto tunisino… Creattiva è a Bergamo, che è la terra della fettuccia, è un po’ dura non vedere cose fettucciose ;-)
    Ciao, a presto.

  4. in parte hai ragione,io in jeans e maglietta perchè faceva parecchio caldo,ma ti posso garantire che vado fiera di quel che mi faccio e almeno un capo fatto da me lo indosso sempre

  5. Hai ragione, secondo me gli appassionati di lavori artigianali in Italia tendono a essere persone che svolgono questa attività come passatempo, indipendentemente dai risultati ottengono che, per lo più, loro stessi giudicano mediocri. A Manualmente (Torino) ho visto molte persone indossare i capi realizzati da loro, ma erano le stesse che frequento online, lo zoccolo duro dei fanatici veri, il pubblico generalista si spara le pallocche e via (e poi ci credo che non le indossa…)

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